25 aprile 2019

25 APRILE 2019 - DISCORSO DEL SINDACO

Oggi 25 aprile 2019 si ricorda il 74esimo anniversario della Liberazione dell’Italia dall’occupazione nazifascista. E’ la data della nostra riconquistata libertà.

C’è chi in queste ore dice che è inutile farne memoria, non c’e’ nulla da ricordare. E’ storia vecchia.

Riprendo le parole del Ministro dell’Interno:
 “Il 25 aprile ci saranno i cortei, i partigiani e i contro-partigiani e i rossi e i neri e i verdi e i gialli. Siamo nel 2019 e mi interessa poco il derby fascisti-comunisti. Mi interessa il futuro del nostro paese”

“Quel giorno sarò in Sicilia sarò a Corleone, nel 2019 l’Italia và liberata dalle mafie". Caro Ministro la lotta alle mafie la devi fare tutti i giorni, non solo al 25 aprile.

E poi ancora “Fortunatamente siamo in democrazia fascismo comunismo e nazismo non torneranno più.” Bene. Con queste premesse possiamo stare tranquilli.

Peccato che un Ministro si permetta  queste affermazioni, peccato che  alcuni amministratori hanno sospeso le celebrazioni del 25 aprile, peccato che diverse statue stele o pietre d’inciampo vengono ultimamente e piu’ frequentemente vandalizzate, peccato, caro Ministro che noi  e chi oggi è  qui con noi crede, e ancora  di piu’ interessa il futuro e la democrazia del nostro Paese Italia,  crede che bisogna essere presenti a commemorare in questa giornata la riconquistata libertà perche’ Ministro Caro Sindaco che annulli le manifestazioni del 25 aprile,   se non ci fossero stati i sacrifici di tante persone civili militari donne uomini ragazzi bambini ora non potreste permettervi di rinnegare la storia dell’Italia, della liberazione e della fine della guerra cosi’ tanto perché siete gli ultimi arrivati.

Probabilmente  da studenti quando spiegavano a scuola questo periodo dell’occupazione nazifascista non eravate attenti, forse da piccoli non avete avuto dei nonni “dei vecchi” che ve l’hanno raccontata, perché chi l’ha vissuta se lo ricorda bene.

Allora vi dico è proprio da questo che io voglio partire per non dimenticare, dal racconto del nostro passato da  ciò che anche  la mia famiglia, mia nonna mia mamma mi hanno raccontato del periodo della guerra che hanno vissuto. Di mio nonno che si rifiutava di fare indossare la divisa da Balilla a mia mamma e mia zia per le  sfilate  in Piazza Duomo a Milano,  faceva parte del Comitato di Liberazione  Nazionale del 1944 a Milano e nascondeva le lettere o missive nel thermos quando andava al lavoro per passare i controlli.
Mi racconta mia mamma che nel periodo di guerra poco piu’ 14enne li fecero sfollare a Rimini e che quando arrivavano i bombardamenti dovevano scappare sulla spiaggia dove non mancavano di essere bersaglio degli aerei  che si divertivano a mitragliarle pur sapendo che erano civili.

Ha un ricordo vivissimo nella memoria un piccolo fagotto un bambino fasciato con la testa carbonizzata, mi racconta che dopo un bombardamento nella via dove avevano trovato ospitalità solo la loro casa era rimasta intatta, aveva 14 anni  ha vissuto la sua prima giovinezza nell’incertezza del domani. Non mi ha mai raccontato della fame e della fatica di arrivare ogni giorno a sera e al giorno successivo.  Ancora oggi non ne riesce a parlare.

Nella mia infanzia in estate si andava in villeggiatura nei monti Lecchesi   e lì nei caldi pomeriggi nella piazza del paese ogni tanto c’era una signora che ci raccontava la sua vita da bambina di quegli anni  di resistenza ,il passare il confine scendendo al lago o la staffetta per fare avere i messaggi  e il cibo  ai partigiani su per le montagne, e delle persone che nascondevano i fascisti nei fienili, nei boschi, ci raccontava quella realtà così crudele e  precaria della violenza morale e fisica subita da bambina divenuta troppo presto adulta.

Ho memoria di quello che ho letto di Don Mario Ciceri da chi l’ha conosciuto  ho ascoltato i racconti di cio’ che ha fatto a chi ha raccolto il suo esempio “sussurrare al cuore” dei giovani, dei parrocchiani impegnati al fronte della guerra in luoghi lontani, dei loro famigliari  da confortare. Quanto poveri  erano quegli anni di guerra  quanto Don Mario Ciceri si prodigava in prima persona per tutti  si spendeva senza risparmiarsi, di quello stralcio di vita vissuta c’è testimonianza nei documenti che l’Associazione ha in custodia ecco di questo vi chiedo di farci carico di continuare a raccogliere la nostra storia per non dimenticare chi siamo.
Per essere "resistenti" non era necessario imbracciare il fucile. I terrificanti proclami tedeschi promettevano la fucilazione immediata e la distruzione della casa per chiunque avesse sfamato un soldato alleato, nascosto un renitente alla leva, aiutato un ebreo, sostenuto una banda partigiana. E i nazisti passavano con crudeltà dalle parole ai fatti. Senza fermarsi davanti a donne, bambini e anziani inermi. Chiunque, in quegli anni foschi, sfidò la morte con coraggio e abnegazione merita pienamente la qualifica di resistente. (Presidente Mattarella discorso 25 aprile 2018)
Se ognuno di noi ha memoria ha testimonianze della resistenza non può chiamarsi fuori non puo’ non raccogliere quanto questi nostri  giovani concittadini i cui nomi sono scritti sulle nostre  lapidi  che in ogni cimitero o in campi sperduti  riposano perché sono andati avanti, non possiamo chiudere loro gli occhi, non possiamo fermare le parole del loro vissuto dobbiamo per dovere essere  testimoni  del loro sacrificio, continuare la resistenza e oggi  con le preghiere e la benedizione nell’anniversario della liberazione vi chiedo qui di  rinnovare tutti insieme il nostro impegno a non dimenticare a non dimenticarli.

La storia non puo’ essere mai rinnegata noi siamo la storia noi siamo una piccola parte di ogni ragazzo che ha combattuto.
   
Viva la Resistenza, viva l'Italia libera e democratica!




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